«Non dobbiamo vedere come morire ma come dobbiamo far vivere questo territorio». Il segreterio del Pd di Alife, Gianfranco Di Caprio ha sintetizzato così la stimolante discussione sviluppatasi l’altro ieri nell’aula consiliare (una quarantina di presenti, assenti i consiglieri comunali di maggioranza e minoranza tranne Luigi Isabella) sul futuro della città, del territorio alitano, in forte affanno, e delle sue risorse. Merito del Pd e del circolo Sel (Sinistra e Libertà), rappresentato da Sistoantonio Amato al posto del portavoce Alfonso Caso, impossibilitato, aver acceso i riflettori sulle problematiche socio-economiche. La prima volta di una riunione pubblica su questa tematica, così rilevante, come hanno sottolineato gli organizzatori per i quali «abbiamo fatto quello che doveva essere fatto dall’amministrazione e dalla maggioranza». L’occasione è stata la discussione sulla proposta di riconversione del complesso rurale esistente della Cirio, dismesso nel 1992 e situato nella frazione di Totari, in un insediamento polivalente artigianale- commerciale-ricreativo. E’ in corso la fase obbligatoria delle osservazioni al progetto, con le variante al piano regolare ed al piano paesistico, depositato agli uffici comunali ed oggi scadono i termini. Riserve e perplessità sugli aspetti di carattere procedurale (ad esempio sulla conferenza dei servizi, svoltasi a giugno scorso, da qualificare, invece, secondo quanto emerso, come semplice consultazione) o sulla chiara e definitiva destinazione d’uso delle aree interessate (circa 90.000 mq a ridosso dell’area Asi, quanto a zonizzazione urbanistica dopo la variante) ma a dominare il dibattito sono state le preoccupazioni e/o le aspettative legate ad un rilancio dell’intero territorio e frequente in tanti interventi è stato il riferimento al centro storico - antico fatto di piccole attività in difficoltà ed alla valorizzazione del patrimonio culturale (tra l’altro Alife è tra i comuni destinatari delle forme di intervento e dei finanziamenti del cosiddetto centro commerciale naturale. Insomma nessuna posizione preconcetta ma il desiderio di capire dove si sta andando come invertire la tendenza e come ottimizzare eventualmente quella scelta di “riconversisione” ( 5.000 mq ad area commerciale, 4.355 ad attività artigianali e circa 2400 ad attività ludico-sportive) da “agganciare” al resto del territorio . Quel vagone può tirare anche il centro storico? A sollevare-interrogare sulle alternative da ricercare è stato l’ex sindaco Giovanni Guadagno : «Il problema nella gestione del territorio e degli effetti di dispersione nelle zone agricole, è stata la mancata adozione dei piani particolareggiati. Si è andato avanti a forza di varianti tra l’altro mai portate a compimento dopo aver denunciato le condizioni in cui langue il commercio ed il centro abitato. Le opportunità della formula operativa del centro commerciale naturale (aggregazioni, e valorizzazione - promozione di circuiti itineranti facendo sinergia tra attività commerciali e la presenza di siti d’arte) sono state ricordare da Ennio Isabella, rappresentante dell’Ascom, rilevando i rischi di una “frattura-spaccatura” territoriale. Problema ripreso anche dopo anche se in alcuni interventi è stata posta in evidenza la funzione di attrattori di investimenti del gruppo Benetton (Cirio Agricola fa parte del gruppo in questione) in grado quindi di inserire il territorio alitano in circuiti economici e culturali più vasti e capillari.
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